mercoledì 8 giugno 2016

Preludio al Corale “Nun komm, der Heiden Heiland” – BWV 659


 
JOHANN SEBASTIAN BACH: Preludio al Corale “Nun komm, der Heiden Heiland” – BWV 659

Johann Sebastian Bach ha realizzato varie elaborazioni organistiche sul tema del Nun Komm, der Heiden Heiland. Esse sono presenti nelle raccolte di corali più importanti del Kantor e variano dalla fughetta, al corale ornato, al corale in trio ecc. La composizione di questi brani spazia lungo tutta la vita di Bach.

 
I 18 corali dell’Autografo di Lipsia rivelano un Bach più umano, più immediato, dal discorso abbondante e fluente, dal linguaggio più accessibile anche al profano. I corali di Lipsia sono un’esaltante esperienza spirituale, un’onda sonora dai colori smaglianti che trascina con sé un materiale immenso di tecnica, di ispirazione e di dottrina[1].


La prima elaborazione presente  nell’Autografodi Lipsia relative al corale Nun Komm, der Heiden Heiland  è un corale ornato con il cantus firmus al soprano. Senza ombra di dubbio questo è il preludio corale più conosciuto di Johann Sebastian Bach.

Il corale è un ingegnoso arabesco con amplificazione melodica, ricco di melismi e di abbellimenti di ogni genere[2].


La melodia è divisa in quattro segmenti, dei quali il primo e l’ultimo sono identici: conformandosi a questo schema, Bach configura la ripresa della melodia al medesimo modo dell’esposizione, con poche varianti nell’ornamentazione e con un prolungamento nella fioritura a mo’ di cadenza; l’accompagnamento, invece, è diverso, come esige lo stile della fantasia, adottato in questo corale: esso è formato da un fitto gioco contrappuntistico ricco di precisi richiami alla melodia del canto fermo[3]. Il movimento è processionale, solenne, palese traduzione del cammino glorioso del “Salvatore dei pagani”; la scansione regolare, lineare, ostinata del pedale non ha solo funzione meccanica di sostegno (basso continuo), ma svolge un compito espressivo di fondamentale importanza[4]:esso è un vero e proprio perpetuum mobile che procede quasi sempre per gradi congiunti.

            Questa elaborazione presenta diverse analogie con il corale di Buxtehude: Bach, così come il grande maestro di Lubecca, preannuncia nelle voci inferiori, con delle allusioni, la successiva frase del cantus firmus e termina il brano con una cadenza libera di tre battute al soprano. Vi sono però anche due aspetti che costituiscono altrettante differenze sostanziali tra i due brani: in Buxtehude il basso è abbastanza semplice, un basso che solo all’inizio suggerisce la discesa del Signore sulla terra; Bach, invece, utilizza il cosiddetto “basso andante”, un basso che trae origine dalla scrittura per strumenti ad arco, con figurazioni abbastanza lunghe e con i valori delle note che sono quasi sempre uguali.



            L’altra differenza sostanziale tra le due composizioni è la prassi dell’ornamento per la mano destra. Mentre Buxtehude utilizza sui tempi forti, in battere, le note reali del cantus firmus, per lasciare agli ornamenti i tempi deboli, Bach fa una cosa diversa: inizia con il canto fermo ma, poi, invece di continuare, si perde completamente; il canto fermo è diluito in una sorprendente abbondanza di ornamenti molto concentrati e molto estesi. C’è un momento in cui i due corali sembrano assomigliarsi un poco: è l’ornamento della terza frase del cantus firmus. Il testo di questa terza frase, nella prima strofa, parla di tutto il mondo sbigottito davanti alla profondità del mistero di un uomo nato da una vergine: tutta l’umanità, dunque, è sorpresa da questo fatto incredibile. Ad esprimere il concetto della moltitudine dell’umanità, nel brano di Buxtehude compaiono improvvisamente una gran quantità di semicrome; la stessa soluzione si riscontra nel brano bachiano.

Può essere interessante rimarcare come Bach utilizzi in questa elaborazione di Nun Komm, der Heiden Heiland, anche ornamenti che non si trovano in Buxtehude. Si tratta di ornamenti di tipo francese, che Muffat chiama tremulus reflectus: si tratta di un trillo che comincia con la nota superiore, va alla nota reale, tocca per una volta la nota inferiore, per fermarsi infine sulla nota reale: Bach scrive per esteso questo abbellimento[5].


Di questo Corale esiste una versione alternativa più antica che reca il titolo di “Fantasia”; le varianti riguardano quasi esclusivamente la linea melodica che, soprattutto nella parte centrale, è stata genialmente ritoccata.







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Partitura





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Preludio al Corale “Nun komm, der Heiden Heiland” – BWV 659


 

BIBLIOGRAFIA:

ALLORTO R., Nuova storia della musica, Ed. Ricordi
BACH J. S., Choral-Gesange, Ed. Breitkopf & Hartel
BASSO A., Frau Musika. La vita e le opere di J. S. Bach, Ed. EDT
CARNELOS S., L’Orgelbüchlein di J. S. Bach, Ed. Armelin Musica
CARROZZO M. – CIMAGALLI C., Storia della musica occidentale, vol. 2, Armando Editore
CONFALONIERI G., Storia della musica, Accademia Edizioni
DARDO G. – DIONISI R. – TOFFOLETTI M., Studi sul corale, Ed. Zanibon
FORKEL J. N., Vita, arte e opere di Johann Sebastian Bach, Ed. Curci
HURÉ J., L’estethique de l’orgue, Ed. Leduc
KAISER U., Il corale nello stile di Heinrich Schütz e Johann Sebastian Bach, Ed. Rugginenti
LONG G., Johann Sebastian Bach il musicista teologo, edizioni Claudiana
MANARI R., Arte della registrazione, Ed. Carrara
MIRABELLI S., Dietrich Buxtehude, Ed. L’Epos
MORETTI C., L’organo italiano, Ed. Casa Musicale Eco
RADOLE G., Letteratura organistica dal Tre al Novecento, Ed. Carrara
RADULESCU M., Le opere organistiche di J. S. Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese
RESCIGNO E., Bach, Fabbri Editori
SANTUCCI P., L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Ed. Bèrben
SCHWEITZER A., Bach il musicista poeta, ed. Suvini Zerboni
SEVERIN D., La registrazione organistica, Ed. Armenlin Musica
TERRY C. S., Bach, Ed. FME
WILLS A., L’organo, Franco Muzzio Editore




[1] Cfr. M. RADULESCU, Le opere organistiche di J. S. Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese,  pagg. 174 – 175.
[2] Cfr. P. SANTUCCI, L’Opera omnia organistica di J. S. Bach, edizioni Bèrben, pag. 121.
[3] Cfr. E RESCIGNO, Bach, Fabbri Editori, pag. 127.
[4] Cfr. A. BASSO, Frau Musika, EDT, vol. 2, pag. 604.
[5] Cfr. M. RADULESCU, Op. cit., pagg. 35 – 36.

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