martedì 7 giugno 2016

Preludio (Toccata) e Fuga in re minore “Dorica” – BWV 538



JOHANN SEBASTIAN BACH: Preludio (Toccata) e Fuga in re minore “Dorica” – BWV 538

 Il motivo dell’aggettivo “Dorica”, assegnato a questa composizione non da Bach ma dai suoi successivi editori, probabilmente risiede nelle intenzioni del suo autore di riprodurre un clima sonoro tipico degli antichi modi greci e gregoriani. In questa composizione si trova un chiaro riferimento al particolare sapore modale di alcuni suoi passi: il modo dorico è il primo modo nell’antica teoria musicale greca e nella successiva produzione gregoriana: la sua finalis è il re mentre la repercussio o dominante è il la. In questo modo abbiamo, di fatto, la moderna tonalità del re minore con il si che può presentarsi sia naturale che bemolle. Caratteristica ulteriore è l’assenza dei moderni semitoni artificiali. Alcuni studiosi hanno notato che tali semitoni artificiali, invece, sono presenti in questa composizione; questa affermazione si può facilmente obiettare soprattutto se si prende come riferimento il soggetto della Fuga. Anche se si richiama alla nostra scala di re minore naturale senza alterazioni, in pratica riproduce le caratteristiche proprie del protus autentico. Bach, di fatto, scrive in re minore. In alcuni passaggi, però, si nota una certa indeterminatezza tra la moderna tonalità e l’antica modalità; tale indeterminatezza costituisce uno degli aspetti più interessanti di questo dittico e rappresenta una valida giustificazione al suo titolo, anche se non è pienamente corretto su un piano squisitamente tecnico[1].

La questione riguardante la datazione di quest’opera rimane un problema ancora in fase di risoluzione. A disposizione non abbiamo l’originale di questa composizione ma varie copie risalenti alla metà del ‘700. In una di queste copie, originariamente attribuita a Michael Gotthard Fischer (1773 – 1829), allievo di Johann Christian Kittel, viene indicata come composizione eseguita dallo stesso Bach in occasione dell’inaugurazione del nuovo organo costruito nella chiesa di san Martino a Kassel, il 28 settembre 1732. Studi successivi hanno però dimostrato che tale copia è di Johann Gottfried Walther e che probabilmente questi la ha realizzata a Weimar ricavandola dall’autografo bachiano, prima del 1717[2]. L’unico elemento che si ha a disposizione per determinare la datazione di questa composizione è rappresentato da una accurata analisi stilistica e formale dell’opera la quale, però, presenta notevoli elementi contraddittori. Sotto certi aspetti la composizione si richiama alle grandi composizioni organistiche del periodo di Weimar.


Nel Preludio si riscontra quasi una certa volontà di mettere in atto tutte le risorse virtuosistiche dello strumento e dell’esecutore. Si apprezza, inoltre, un sapore tendenzialmente arcaico rappresentato non tanto dall’uso della modalità quanto piuttosto da un’architettura che richiama l’antica toccata, motivo per il quale il preludio viene chiamato Toccata.
 

Il Preludio o Toccata si basa su un tema che, a forma di canone, passa attraverso le varie voci. Il ritmo a semicrome ed il costante cambiamento a livello coloristico ottenuto dall’alternanza dei manuali con effetti quasi di eco, fanno di questa Toccata quasi un Concerto dove il solo si alterna al tutti. Le composizioni organistiche di Bach sono povere di indicazioni riguardanti l’uso dei registri o delle tastiere dell’organo: questo non succede nella Toccata Dorica, dove sono segnati con grande perizia i cambiamenti di tastiera. La stessa copia di Walther, di cui si è già detto sopra, riporta le indicazioni di Oberwerk e Positiv.
 

La Toccata si può suddividere in tre parti: nella prima parte il tema si sviluppa dalla tonica alla dominante; nella seconda il tema si evolve alla sottodominante; nella terza si riscontra un passaggio dalla sottodominante al suo relativo maggiore dal quale si ritorna finalmente alla tonalità di impianto. È da notare che la lunghezza della terza sezione equivale alla somma delle due sezioni precedenti.

Di tutt’altro sapore è invece la Fuga, nella quale si riscontrano evidenti richiami all’antica forma del ricercare. Ci troviamo adesso in un clima di rigore, austerità e compostezza. La Fuga ha le caratteristiche di una composizione vocale, quasi un lungo mottetto nel quale non trovano posto effetti coloristici particolari. La lunghezza di questa Fuga non ne pregiudica la varietà che viene, invece, esaltata da un sapiente e sottile gioco contrappuntistico.

 

Il Preludio (Toccata) e Fuga in re minore “Dorica” BWV 538 di Johann Sebastian Bach rappresenta un grande monumento della letteratura organistica dove si fondono la sperimentazione coloristica e la fine sapienza contrappuntistica del suo autore. L’esperienza sia dell’ascolto che dell’esecuzione di questo brano riserva sempre quelle grandi emozioni tipiche di quei capolavori che hanno fatto la storia della musica.
 
 
 
 
https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDZUxieV9NNGNIOHM/view?usp=sharing

Partitura


https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDNGppZDdRMmp2QW8/view?usp=sharing



Toccata


https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDNGppZDdRMmp2QW8/view?usp=sharing

Fuga



 



BIBLIOGRAFIA:

ALLORTO R., Nuova storia della musica, Ed. Ricordi
BACH J. S., Choral-Gesange, Ed. Breitkopf & Hartel
BASSO A., Frau Musika. La vita e le opere di J. S. Bach, Ed. EDT
CARNELOS S., L’Orgelbüchlein di J. S. Bach, Ed. Armelin Musica
CARROZZO M. – CIMAGALLI C., Storia della musica occidentale, vol. 2, Armando Editore
CONFALONIERI G., Storia della musica, Accademia Edizioni
DARDO G. – DIONISI R. – TOFFOLETTI M., Studi sul corale, Ed. Zanibon
FORKEL J. N., Vita, arte e opere di Johann Sebastian Bach, Ed. Curci
HURÉ J., L’estethique de l’orgue, Ed. Leduc
KAISER U., Il corale nello stile di Heinrich Schütz e Johann Sebastian Bach, Ed. Rugginenti
LONG G., Johann Sebastian Bach il musicista teologo, edizioni Claudiana
MANARI R., Arte della registrazione, Ed. Carrara
MIRABELLI S., Dietrich Buxtehude, Ed. L’Epos
MORETTI C., L’organo italiano, Ed. Casa Musicale Eco
RADOLE G., Letteratura organistica dal Tre al Novecento, Ed. Carrara
RADULESCU M., Le opere organistiche di J. S. Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese
RESCIGNO E., Bach, Fabbri Editori
SANTUCCI P., L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Ed. Bèrben
SCHWEITZER A., Bach il musicista poeta, ed. Suvini Zerboni
SEVERIN D., La registrazione organistica, Ed. Armenlin Musica
TERRY C. S., Bach, Ed. FME
WILLS A., L’organo, Franco Muzzio Editore

 




[1] Cfr. P.SANTUCCI, L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Bèrben, 1976, pag. 46; E. RESCIGNO, Bach, Fabbri Editori 1979, pag. 116.
[2]  Cfr. A.BASSO, Frau Musika, EDT, 1987, vol. II pagg. 576 – 577.

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