mercoledì 8 giugno 2016

Toccata e Fuga in Re minore – BWV 565


 
JOHANN SEBASTIAN BACH: Toccata e Fuga in Re minore – BWV 565

Il nome di Johann Sebastian Bach e l’organo stesso, per molti, è strettamente legato a questa famosissima composizione. Essa rappresenta una straordinaria manifestazione del Bach giovane, probabilmente anteriore anche al periodo di Weimar. Su questa composizione tanto ardita quanto ricca di un’immediata evidenza musicale, piena di effetto e straordinariamente dotata di un eclettismo stilistico che non evidenzia momenti di squilibrio né fratture interne, si è sviluppata gran parte della popolarità dell’opera organistica bachiana, sicuramente a scapito di altre composizioni che avrebbero meritato maggiore attenzione.
 
Essa è stata oggetto sia di trascrizioni o elaborazioni pianistiche (basti pensare a quelle di Tausig e di Busoni) che orchestrali (una fra tutte quella di Stokowsky). Tali trascrizioni hanno contribuito a deviare il corso logico di un’opera alla quale non si può né si deve chiedere l’esercizio di un ruolo incantatorio, magico, rituale, di un’opera cui non è lecito attribuire connotati di simbolo né, tantomeno, di summa. In realtà la pagina è una manifestazione dell’arte organistica della scuola della Germania del Nord i cui maggiori rappresentanti (Buxtehude, Bruhns, Reinken, Lübeck, ecc.) hanno avuto come obiettivo quello di risolvere il problema di un virtuosismo tanto più penetrante ed impressionante, quanto più costruito con mezzi semplici, di facile accesso, molto vicini ad un’arte improvvisativa che allontana da sé le grandi architetture formali e contrappuntistiche[1].
 
Questa composizione, di indubbia efficacia melodica, ha avuto, sicuramente, un suo grande successo anche all’epoca di Bach stesso il quale la  eseguiva nei suoi numerosi viaggi nelle piccole corti tedesche.

Il Pirro riscontra in questo brano una sorta di musica a programma ed afferma: “L’abbagliamento di due rapidi lampi, un colpo di tuono, rimbombante formidabilmente nelle ripercussioni di un accordo lungamente disgiunto, e sul fragore, accresciuto nella sua durata, di un pedale profondo: il vento, poi la grandine: siamo in un classico temporale”.

Meno descrittivo e più analitico è il commento di Philip Spitta il quale scrive: “Le parti costitutive sono passaggi intermittenti in stile recitativo, accordi ampiamente risonanti e passaggi continui sui differenti manuali, che sono ordinati in contrasto”[2].

Il debito di Bach nei confronti dei grandi Maestri della Germania del Nord, ma anche di altri toccatisti quali Frescobaldi, Pachelbel, Andrea e Giovanni Gabrieli è molto evidente: egli riesce a fare una grande opera di sintesi fondendo le brillanti e luminose trovate dei veneziani, coi pesanti e massicci disegni della scuola tedesca, le libere escursioni toccatistiche degli italiani, con il rigore dei fugati degli autori del Nord.
 
Il giovane Bach ha qui voluto dare una dimostrazione di potenza con l’utilizzo di tutti quegli artifici che esaltano la musica, non tanto per la forza dell’ispirazione quanto e soprattutto per quella esasperazione tecnica che unisce gli elementi più disparati del comporre: incisi vivaci, trilli squillanti, scale velocissime, terzine vorticose, silenzi ad effetto, accordi poderosi, note ribattute in contrattempo, ecc.. Nessuna elaborazione orchestrale, per questo, potrà mai rendere l’efficacia della potenza dell’organo le cui possibilità foniche sono tutte chiamate in causa, dalle piccole tenui mutazioni, fino alle grandiose sonorità prodotte dalle torri dei pedali[3].

L’estrema libertà con la quale si sviluppa la composizione rivela una struttura assai elementare la quale serve a darne un particolare connotato di drammaticità. Quello che maggiormente colpisce di questa composizione giovanile di Bach, tuttavia, non è tanto l’ardimento tecnico ed il suo carattere virtuosistico quanto il solenne dinamismo e la potente sicurezza timbrica con i quali la linea melodica viene continuamente arricchita.

Pur rimanendo negli stilemi caratteristici della grande scuola organistica della Germania del Nord, in questa composizione si riscontra una stupefacente fantasia. Il discorso musicale è sempre logico ed unitario, i passaggi si innestano vicendevolmente con grande maestria ed il gioco polifonico risulta essere sempre fresco e scevro da ogni rigore accademico.


Al carattere improvvisativo della toccata fa seguito il tema della fuga in sedicesimi capace di dare vita quasi ad un perpetuum mobile che conferisce all’opera un’animazione insolita. La fuga culmina con un episodio finale che, per caratteristiche, si richiama alla toccata.
 
La composizione, anche se è definita come un dittico, ha, di fatto, una struttura tripartita che si apre con una toccata cui fa da episodio centrale la fuga e si chiude con un definitivo episodio toccatistico.
 
  


https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDOU53clRaanBablE/view?usp=sharing

Partitura





https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDUGNBZHFDTUVpa3c/view?usp=sharing

Toccata e Fuga BWV 565






 

BIBLIOGRAFIA:

ALLORTO R., Nuova storia della musica, Ed. Ricordi
BACH J. S., Choral-Gesange, Ed. Breitkopf & Hartel
BASSO A., Frau Musika. La vita e le opere di J. S. Bach, Ed. EDT
CARNELOS S., L’Orgelbüchlein di J. S. Bach, Ed. Armelin Musica
CARROZZO M. – CIMAGALLI C., Storia della musica occidentale, vol. 2, Armando Editore
CONFALONIERI G., Storia della musica, Accademia Edizioni
DARDO G. – DIONISI R. – TOFFOLETTI M., Studi sul corale, Ed. Zanibon
FORKEL J. N., Vita, arte e opere di Johann Sebastian Bach, Ed. Curci
HURÉ J., L’estethique de l’orgue, Ed. Leduc
KAISER U., Il corale nello stile di Heinrich Schütz e Johann Sebastian Bach, Ed. Rugginenti
LONG G., Johann Sebastian Bach il musicista teologo, edizioni Claudiana
MANARI R., Arte della registrazione, Ed. Carrara
MIRABELLI S., Dietrich Buxtehude, Ed. L’Epos
MORETTI C., L’organo italiano, Ed. Casa Musicale Eco
RADOLE G., Letteratura organistica dal Tre al Novecento, Ed. Carrara
RADULESCU M., Le opere organistiche di J. S. Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese
RESCIGNO E., Bach, Fabbri Editori
SANTUCCI P., L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Ed. Bèrben
SCHWEITZER A., Bach il musicista poeta, ed. Suvini Zerboni
SEVERIN D., La registrazione organistica, Ed. Armenlin Musica
TERRY C. S., Bach, Ed. FME
WILLS A., L’organo, Franco Muzzio Editore




[1] Cfr. A. BASSO, Frau Musika, EDT, vol. 1, pagg. 493 – 494.
[2] Cfr. E. RESCIGNO, Bach, Fabbri Editori, pag. 88.
[3] Cfr. P. SANTUCCI, L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Bèrben, pagg. 62 – 63.

Nessun commento:

Posta un commento