mercoledì 8 giugno 2016

Fantasia (Preludio) e Fuga in sol minore – BWV 542


 
 
JOHANN SEBASTIAN BACH: Fantasia (Preludio) e Fuga in sol minore – BWV 542

La Fantasia e Fuga in sol minore rappresenta un vero e proprio monumento di tutta l’arte organistica, in particolare, e tastieristica, in generale. La sua composizione si colloca in un periodo in cui Bach sta percorrendo una strada che lo porterà alla piena maturazione artistica, poetica e teologica. Le cronache dell’epoca ci parlano di un viaggio da lui compiuto ad Amburgo dove, nella chiesa di Santa Caterina, ha tenuto un concerto d’organo per le principali autorità locali. In quell’occasione, dopo aver suonato per circa due ore, Johann Sebastian, a grande richiesta degli intervenuti all’evento, concede un bis improvvisando secondo le diverse maniere, come un tempo erano abituati gli organisti amburghesi ai vespri del sabato per circa mezz’ora sulla melodia del corale An Wasserflussen Babylon (Sui fiumi di Babilonia) ed ottiene la grande ammirazione dell’ormai novantasettenne organista titolare di quella chiesa Jan Adam Reinken [1] il quale affermava: “Pensavo che quest’arte fosse morta, ma vedo che vive ancora in lei”.
 
L’occasione per questo viaggio di Bach ad Amburgo è stata, probabilmente, dettata dal concorso per il posto di organista nella succitata chiesa di Santa Caterina, vista l’ormai veneranda età del suo organista titolare. Se anche Bach non ha sostenuto la prova di concorso, ha, tuttavia, manifestato la sua abilità straordinaria sullo strumento di quella chiesa presentando la grande Fantasia e Fuga in sol minore. Nel breve soggiorno ad Amburgo Bach ripercorre, questa volta da protagonista, gli itinerari già percorsi in gioventù[2].

 
Il tema della Fuga, comunque, si trova già in una copia in possesso di Johann Tobias Krebs e risale ad un periodo di tempo che si può collocare intorno al 1714. Il tema della Fuga, inoltre, è presente, con qualche variante ritmica, in un trattato di JohannMattheson e si ispira alla melodia della danza olandese Ich ben gegroet. Tale tema è stato, inoltre, riproposto come prova di concorso per il posto di organista titolare per il duomo di Amburgo nel 1725. Se è possibile che la Fuga sia stata conosciuta negli ambienti di Amburgo già dal 1720, nulla di preciso si ha a disposizione per ciò che riguarda la Fantasia: in una ventina di fonti compare la sola Fuga, talvolta anche in un diverso impianto tonale, mentre la Fantasia risulta come composizione a sé stante in un’unica fonte, peraltro posteriore; in due soli casi i due brani sono uniti in un dittico, mentre in altri tre la loro fusione in un unico blocco non è sicura. Sulla costituzione di questo blocco e sulla datazione della Fantasia, tuttavia, non esistono prove apparenti, ma forse il primo membro del dittico appartiene ad un periodo anteriore, agli anni giovanili dunque[3].

Da un punto di vista prettamente formale la Fantasia conserva quel carattere di improvvisazione che negli antecedenti storici aveva lo scopo di controllare tecnicamente l’accordo degli strumenti mentre la Fuga si rifà, nella sua varietà tematica e nella sua linea melodica, alla tradizione vocale, con i suoi slanci tematici e le sue linee polifoniche.

La Fantasia si riallaccia in maniera decisiva all’antica prassi toccatistica dove le parti figurative si alternano a passaggi accordali e ad imitazioni. Nonostante l’incipit della Fantasia si richiami evidentemente allo stile di Buxtehude, in questa composizione ci troviamo in un mondo sonoro totalmente nuovo dove le voci di un maestoso coro costruiscono un mirabile dialogo. Albert Schweitzer riconosce nei recitativi che si susseguono nella Fantasia un “fracasso torrentuoso”.
 
 
Questo clima così complesso è dovuto sostanzialmente agli accordi ed al procedimento polifonico delle varie voci sostenute da un basso continuo[4]. In questo complesso apparato architettonico, carico di dissonanze e di tensioni, l’Autore riesce a toccare tonalità lontane per poi giungere ad una grandiosa cadenza finale preparata da un mirabile basso che procede cromaticamente prima di giungere alla dominante della tonalità d’impianto.

La Fuga presenta una struttura che si richiama ad un movimento di concerto dove gli sviluppi tematici coprono il ruolo del Tutti e gli interludi quello del Solo. Dopo l’esposizione e la contro esposizione del tema seguono gli sviluppi di elementi nuovi o secondari che si alternano, comunque, a chiari richiami del soggetto.
 
Nella parte centrale si assiste ad un assottigliamento della polifonia in quanto le voci si riducono prima a due e poi a tre. Nel prosieguo della composizione si assiste ad una successiva elaborazione delle imitazioni che portano ad un clima sempre più carico di tensione che sfocia negli stretti finali che conducono alla chiusa.

Questa composizione dà un senso di vertigine sonora che sembra che nasca dalle dita dell’esecutore. Nella struttura dei due pezzi che compongono questo dittico si riscontra una grande padronanza di una tecnica compositiva che si presenta nella sua più genuina freschezza.

 


https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDRks5MUR1WE9YNVU/view?usp=sharing

Partitura

https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDVlhFeDJsVTdkejA/view?usp=sharing

Fantasia

https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDcDZrakRTNXFsZ1k/view?usp=sharing

Fuga

 

BIBLIOGRAFIA:

ALLORTO R., Nuova storia della musica, Ed. Ricordi
BACH J. S., Choral-Gesange, Ed. Breitkopf & Hartel
BASSO A., Frau Musika. La vita e le opere di J. S. Bach, Ed. EDT
CARNELOS S., L’Orgelbüchlein di J. S. Bach, Ed. Armelin Musica
CARROZZO M. – CIMAGALLI C., Storia della musica occidentale, vol. 2, Armando Editore
CONFALONIERI G., Storia della musica, Accademia Edizioni
DARDO G. – DIONISI R. – TOFFOLETTI M., Studi sul corale, Ed. Zanibon
FORKEL J. N., Vita, arte e opere di Johann Sebastian Bach, Ed. Curci
HURÉ J., L’estethique de l’orgue, Ed. Leduc
KAISER U., Il corale nello stile di Heinrich Schütz e Johann Sebastian Bach, Ed. Rugginenti
LONG G., Johann Sebastian Bach il musicista teologo, edizioni Claudiana
MANARI R., Arte della registrazione, Ed. Carrara
MIRABELLI S., Dietrich Buxtehude, Ed. L’Epos
MORETTI C., L’organo italiano, Ed. Casa Musicale Eco
RADOLE G., Letteratura organistica dal Tre al Novecento, Ed. Carrara
RADULESCU M., Le opere organistiche di J. S. Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese
RESCIGNO E., Bach, Fabbri Editori
SANTUCCI P., L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Ed. Bèrben
SCHWEITZER A., Bach il musicista poeta, ed. Suvini Zerboni
SEVERIN D., La registrazione organistica, Ed. Armenlin Musica
TERRY C. S., Bach, Ed. FME
WILLS A., L’organo, Franco Muzzio Editore




[1] Cfr.  E. RESCIGNO, Bach, Fabbri Editori, pag. 102.
[2] Cfr. A. BASSO, Frau Musika, EDT, vol. 1, pag. 541.
[3] A. BASSO, Op. cit., vol. 2, pag. 574.
[4] Cfr. E. RESCIGNO, Op. cit., pag. 104.

1 commento:

  1. Il migliore commento lo ho letto sul libro BACH di Piero Buscaroli.
    Non avendo letto questo libro un
    organista titolato avrà certamente una informazione carente sull'opera e la vita di J.S.Bach.
    Affermò ciò dopo aver cercato invano lavori più esplicativi nella Biblioteca del Conservatorio nazionale di S.Cecilia in Roma.

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