martedì 7 giugno 2016

Preludio e Fuga in re maggiore – BWV 532


 
 
JOHANN SEBASTIAN BACH: Preludio e Fuga in re maggiore – BWV 532

Le parti di cui si compone questo dittico hanno avuto, probabilmente, origine in due differenti periodi. Lo stile compositivo di questa composizione permette di dedurre che si tratta di un lavoro risalente alla giovinezza di Bach, in particolare al periodo di Arnstadt. Le due parti di cui si compone quest’opera sono stati ritrovati in una raccolta manoscritta in possesso di Philip Nicolai come composizioni distinte ed indipendenti l’una dall’altra. È ormai consuetudine, però, eseguire insieme questi due brani; anche a livello editoriale essi sono stati sempre proposti come un'unica composizione (cfr. edizioni Peters, Bärenreiter, Breitkopf, ecc.).

Questa composizione, così come tante altre dello stesso periodo, appartiene al cosiddetto periodo del “virtuosismo” nel quale lo studio delle risorse strumentali dell’organo è ancora all’inizio: le possibilità sonore ed il particolare uso del pedale sembrano in fase una di esplorazione che rimane vincolata in certi limiti.

Nonostante un elevatissimo livello tecnico, questa composizione rivela alcune caratteristiche proprie delle influenze subite dal musicista ed ancora non del tutto superate[1]. Il Preludio, che ha una forma tripartita e si richiama alle caratteristiche della Toccata, è stato composto, probabilmente in un periodo successivo rispetto alla Fuga.

La forma tripartita del Preludio, nella sua impostazione, riflette chiaramente sia le influenze di Buxtehude con i suoi passaggi brillanti, che quelle italiane con la rigorosità del discorso contrappuntistico, che quelle tipiche delle Ouvertures francesi. Tutti questi elementi delineano chiaramente la struttura del Preludio la cui frammentazione verrà presto superata nelle successive composizioni di Bach, più omogenee nella loro articolazione[2].

Il pomposo incipit caratterizzato da scale ed arpeggi proposte dal pedale ed imitate dalle tastiere si richiama alla maestosità dell’Ouverture francese e si snoda attraverso la tonalità di impianto, il tono della dominante ed un ritorno alla tonica per poi sfociare in un veloce arpeggio che prepara la sezione centrale Alla Breve. Questa parte centrale presenta un contrappunto fugato del quale l’Autore sfrutterà l’ultimo inciso in ottavi facendolo diventare l’elemento regolatore di tutto il suo sviluppo. Questo tema ha un carattere energico e passa nelle differenti voci con un efficace gioco imitativo: esposto dalla voce più acuta, scende gradualmente , attraverso una brillante progressione ritmica, fino al pedale. La terza sezione del Preludio si innesta direttamente sulla cadenza d’inganno che chiude la seconda parte e reca l’indicazione “Adagio”. Essa è un vero e proprio recitativo il cui disegno, dopo due arpeggi iniziali, si concentra su un’armonia molto ardita caratterizzata da un pedale doppio che porta ad una maestosa conclusione.

La Fuga, di notevoli dimensioni, si impone per una sua concezione “non tematica”, ma determinata da uno spunto di natura spiccatamente ritmica, da una cellula poi sviluppata per germinazione quasi spontanea[3]. Essa si presenta con un soggetto lunghissimo, interrotto da un significativo silenzio dopo il primo inciso. La sua struttura è tale da non prestarsi al gioco contrappuntistico del tema che viene proposto ogni volta nella sua interezza. Il controsoggetto si distingue nettamente per la sua caratteristica ritmica.

Questa Fuga è uno dei pezzi virtuosisticamente più brillanti mai scritti per organo da Bach. Di essa esiste una versione più antica leggermente più breve. Nella versione definitiva le voci sono disposte meglio e la seconda parte risulta essere più ampia. La presenza di un controsoggetto ritmicamente diverso dal soggetto crea gli episodi più importanti nello sviluppo della composizione soprattutto quando il soggetto passa al pedale con imitazioni all’ottava o quando il disegno contrappuntistico diventa più fitto dando origine a possenti accordi a sei voci.

Un’altra caratteristica di questa Fuga è rappresentata dai vari giochi di eco e piccole imitazioni. Nel corso della composizione sembra che tutto passi in secondo piano per lasciare spazio all’elemento tecnico – virtuosistico. Quando si parla di virtuosismo in Bach non si intende niente di negativo o di fine a se stesso: tutto è orientato al soddisfacimento di un progetto architettonico ben preciso e definito: l’agilità tecnica e la ricchezza di arabeschi assumono sull’organo un sapore tutto particolare.

La vivacità tematica e l’animazione armonica, insieme alla cantabilità dei temi fugati, denotano una profonda conoscenza  da parte dell’Autore dello studio della musica italiana di quel periodo i cui caratteri melodiosi sono ormai patrimonio acquisito dell’arte tastieristica bachiana.

La Fuga si conclude, e non potrebbe essere altrimenti, con una funambolica e tecnicamente difficilissima cadenza per solo pedale.
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Partitura

 
 
 

 



https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDS2xBNUZIazdZdmM/view?usp=sharing

Preludio

 
 
https://drive.google.com/file/d/0B6mZpWe3QhGDTHAwcTJxSmd0cEk/view?usp=sharing

Fuga







BIBLIOGRAFIA:

ALLORTO R., Nuova storia della musica, Ed. Ricordi
BACH J. S., Choral-Gesange, Ed. Breitkopf & Hartel
BASSO A., Frau Musika. La vita e le opere di J. S. Bach, Ed. EDT
CARNELOS S., L’Orgelbüchlein di J. S. Bach, Ed. Armelin Musica
CARROZZO M. – CIMAGALLI C., Storia della musica occidentale, vol. 2, Armando Editore
CONFALONIERI G., Storia della musica, Accademia Edizioni
DARDO G. – DIONISI R. – TOFFOLETTI M., Studi sul corale, Ed. Zanibon
FORKEL J. N., Vita, arte e opere di Johann Sebastian Bach, Ed. Curci
HURÉ J., L’estethique de l’orgue, Ed. Leduc
KAISER U., Il corale nello stile di Heinrich Schütz e Johann Sebastian Bach, Ed. Rugginenti
LONG G., Johann Sebastian Bach il musicista teologo, edizioni Claudiana
MANARI R., Arte della registrazione, Ed. Carrara
MIRABELLI S., Dietrich Buxtehude, Ed. L’Epos
MORETTI C., L’organo italiano, Ed. Casa Musicale Eco
RADOLE G., Letteratura organistica dal Tre al Novecento, Ed. Carrara
RADULESCU M., Le opere organistiche di J. S. Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese
RESCIGNO E., Bach, Fabbri Editori
SANTUCCI P., L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Ed. Bèrben
SCHWEITZER A., Bach il musicista poeta, ed. Suvini Zerboni
SEVERIN D., La registrazione organistica, Ed. Armenlin Musica
TERRY C. S., Bach, Ed. FME
WILLS A., L’organo, Franco Muzzio Editore




[1] Cfr. E. RESCIGNO, Bach, Fabbri Editori, pagg. 86 – 87.
[2] Cfr. P. SANTUCCI, L’opera omnia organistica di J. S. Bach, Bèrben, pag. 42.
[3] Cfr. A. BASSO, Frau Musika, EDT, vol. 1, pag. 313.



 

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