JOHANN
SEBASTIAN BACH: Preludio al Corale “Nun
komm, der Heiden Heiland” – BWV 659
Johann
Sebastian Bach ha realizzato varie elaborazioni organistiche sul tema del Nun Komm, der Heiden Heiland. Esse sono
presenti nelle raccolte di corali più importanti del Kantor e variano dalla fughetta, al corale ornato, al corale in
trio ecc. La composizione di questi brani spazia lungo tutta la vita di Bach.
I
18 corali dell’Autografo di Lipsia rivelano un Bach più umano, più immediato,
dal discorso abbondante e fluente, dal linguaggio più accessibile anche al
profano. I corali di Lipsia sono un’esaltante esperienza spirituale, un’onda
sonora dai colori smaglianti che trascina con sé un materiale immenso di
tecnica, di ispirazione e di dottrina[1].
La
prima elaborazione presente nell’Autografodi Lipsia relative al corale Nun Komm,
der Heiden Heiland è un corale ornato con il cantus firmus al soprano. Senza ombra di
dubbio questo è il preludio corale più conosciuto di Johann Sebastian Bach.
Il
corale è un ingegnoso arabesco con amplificazione melodica, ricco di melismi e
di abbellimenti di ogni genere[2].
La
melodia è divisa in quattro segmenti, dei quali il primo e l’ultimo sono
identici: conformandosi a questo schema, Bach configura la ripresa della
melodia al medesimo modo dell’esposizione, con poche varianti
nell’ornamentazione e con un prolungamento nella fioritura a mo’ di cadenza;
l’accompagnamento, invece, è diverso, come esige lo stile della fantasia,
adottato in questo corale: esso è formato da un fitto gioco contrappuntistico
ricco di precisi richiami alla melodia del canto fermo[3]. Il
movimento è processionale, solenne, palese traduzione del cammino glorioso del
“Salvatore dei pagani”; la scansione regolare, lineare, ostinata del pedale non
ha solo funzione meccanica di sostegno (basso continuo), ma svolge un compito
espressivo di fondamentale importanza[4]:esso
è un vero e proprio perpetuum mobile
che procede quasi sempre per gradi congiunti.
Questa elaborazione presenta diverse
analogie con il corale di Buxtehude: Bach, così come il grande maestro di
Lubecca, preannuncia nelle voci inferiori, con delle allusioni, la successiva
frase del cantus firmus e termina il
brano con una cadenza libera di tre battute al soprano. Vi sono però anche due
aspetti che costituiscono altrettante differenze sostanziali tra i due brani:
in Buxtehude il basso è abbastanza semplice, un basso che solo all’inizio
suggerisce la discesa del Signore sulla terra; Bach, invece, utilizza il
cosiddetto “basso andante”, un basso che trae origine dalla scrittura per
strumenti ad arco, con figurazioni abbastanza lunghe e con i valori delle note
che sono quasi sempre uguali.
L’altra differenza sostanziale tra
le due composizioni è la prassi dell’ornamento per la mano destra. Mentre
Buxtehude utilizza sui tempi forti, in battere, le note reali del cantus firmus, per lasciare agli
ornamenti i tempi deboli, Bach fa una cosa diversa: inizia con il canto fermo
ma, poi, invece di continuare, si perde completamente; il canto fermo è diluito
in una sorprendente abbondanza di ornamenti molto concentrati e molto estesi.
C’è un momento in cui i due corali sembrano assomigliarsi un poco: è
l’ornamento della terza frase del cantus
firmus. Il testo di questa terza frase, nella prima strofa, parla di tutto
il mondo sbigottito davanti alla profondità del mistero di un uomo nato da una
vergine: tutta l’umanità, dunque, è sorpresa da questo fatto incredibile. Ad
esprimere il concetto della moltitudine dell’umanità, nel brano di Buxtehude
compaiono improvvisamente una gran quantità di semicrome; la stessa soluzione
si riscontra nel brano bachiano.
Può
essere interessante rimarcare come Bach utilizzi in questa elaborazione di Nun Komm, der Heiden Heiland, anche
ornamenti che non si trovano in Buxtehude. Si tratta di ornamenti di tipo
francese, che Muffat chiama tremulus
reflectus: si tratta di un trillo che comincia con la nota superiore, va
alla nota reale, tocca per una volta la nota inferiore, per fermarsi infine
sulla nota reale: Bach scrive per esteso questo abbellimento[5].
Di
questo Corale esiste una versione alternativa più antica che reca il titolo di
“Fantasia”; le varianti riguardano quasi esclusivamente la linea melodica che,
soprattutto nella parte centrale, è stata genialmente ritoccata.
Partitura |
Preludio al Corale “Nun komm, der Heiden Heiland” – BWV 659 |
BIBLIOGRAFIA:
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[1] Cfr. M.
RADULESCU, Le opere organistiche di J. S.
Bach: Orgelbüchlein, Nuova Editrice Cremonese, pagg. 174 – 175.